(La Pet Therapy)
“Non si cura di chiedersi se abbiate torto o ragione; non gli interessa se abbiate fortuna o no, se siete ricco o povero, istruito o ignorante, santo o peccatore. Siete il suo compagno e ciò gli basta. Egli sarà accanto a voi per confortarvi, proteggervi e dare, se occorre, per voi, la sua vita. Egli vi sarà fedele nella fortuna come nella miseria. E’ il cane!” J.K. Jerome
Questa bellissima riflessione invita a considerare il valore e la profondità della relazione che è possibile instaurare con esseri diversi da noi, che spesso definiamo “bestie”.
Dalla notte dei tempi, la storia dell’uomo è caratterizzata dalla costante presenza degli animali nella sua vita, e non soltanto nell’ottica di un utilizzo alimentare o lavorativo, ma proprio anche in termini affettivi.
Se non bastassero il ricordo del rapporto tra i pellirosse ed i loro cavalli e, più vicino a noi, quello degli alpini coi loro muli o delle squadre cinofile di soccorso, e ancora la presenza ormai consolidata dei cani guida per i non vedenti, tutti esempi molto legati alla realtà, potremmo appellarci al mito; non soltanto per ricordare le presenze ibride e un po’ inquietanti delle Furie, del dio egizio Anubi o del greco Minotauro, ma anche ad es. il centauro Chirone, espressione della possibile armonica fusione uomo-cavallo: una creatura dotta e sapiente tanto da essere maestro del medico Asclepio e degli eroi Achille, Enea e Giasone solo per citarne alcuni. E poi vale la pena ricordare la bellissima storia di R.Kipling autore del “Libro della Giungla” in cui sono i lupi ad accudire il piccolo Mowgli per accompagnarlo infine ricco di sapere socio-relazionale nella comunità degli uomini.
Nessuna meraviglia quindi che la convivenza tra le mura domestiche coi piccoli animali sia una consuetudine non soltanto consolidata, ma anche benefica per entrambe le specie ed è assolutamente certo che la presenza di un animale in casa costituisca una fonte di piacere e di soddisfacimento del bisogno di amore ed affetto presente in ciascuno di noi; inoltre è ormai ampiamente documentata la sua funzione di aiuto in situazioni di disagio e difficoltà.
E’ a questo livello che si introduce a buon diritto il concetto di intervento terapeutico.
Per parlare di “Pet Therapy” propriamente, cioè di terapia attraverso l’uso di animali domestici, è necessario un certo rigore, per non lasciarsi trascinare da facili entusiasmi: nel mondo di oggi, le persone sono abituate a vivere in modo complesso e caotico e questo rende difficile accettare qualcosa di tanto semplice come la vicinanza terapeutica di un animale. E’ più facile relegare il legame uomo – animale da compagnia nella categoria del sentimentalismo e del romanticismo, molto spesso criticata dal razionalismo attualmente dominante (Giacon, 1992).
La semplice convivenza con un animale, (meglio se in grado di instaurare una comunicazione affettiva, come un mammifero) induce comportamenti di accudimento e favorisce il regolarizzarsi delle azioni quotidiane in persone sole e tendenzialmente poco attive, per non dire addirittura con un atteggiamento dell’umore depresso, motivandole ad atti utili ed eterocentrati ed aiutandole nel recupero dell’autostima.
Questi ovvi ed intuitivi vantaggi sono stati documentati ed evidenziano modificazioni migliorative di alcuni parametri fisiologici, quali ad es. i valori pressori e la frequenza cardiaca; le modificazioni espressive del tono dell’umore sono state registrate in videotapes in cui è documentata la ripristinata capacità di sorridere nei soggetti osservati; deve essere infine sottolineato il risvolto di utilità sociale che è insito nel prendersi cura di un animale e…nel lasciarsi curare da lui.
Le riflessioni sopra esposte potrebbero essere ulteriormente arricchite dalle numerose storie che probabilmente ciascuno di noi ha nella sua memoria, storie di vero affetto e vero sostegno reciproco in cui è impossibile individuare chi cura chi…
Questo potenziale del rapporto uomo-animale è il substrato su cui si innesta la tecnica terapeutica vera e propria. Relativamente recente, se ci si riferisce al suo riconoscimento come vera e propria cura (Boris Levinson anni ’50 – 60), i risultati ottenuti in alcuni ambiti di applicazione, potrebbero far ritenere i nostri amici pelosi dotati di capacità eccezionali o miracolistiche.
In realtà non è così: essi semplicemente offrono le loro naturali abilità all’uomo che, nella misura in cui è intelligentemente attento, sensibile e scientificamente curioso, può utilizzarle come un vero strumento di cura.
Il fulcro di tutte le tecniche di pet therapy è una relazione che utilizza le particolari capacità comunicative dell’animale con cui il paziente si relaziona usufruendo nel contempo della conduzione esperta e vigile di un tecnico che in qualche modo “insegna” ai due poli comunicanti il modo migliore di relazionarsi tra loro.
Comunicazione non verbale, ovviamente, che passa attraverso l’istintività, l’emozione, la sensorialità, il movimento, anche quello impercettibile per l’uomo (una minima contrazione muscolare che sfugge nella relazione uomo-uomo è perfettamente percepita e “restituita” dall’animale).
La comunicare con un animale è semplicissima (ammesso che l’uomo riesca ad accedere alla semplicità) e soprattutto coerente. L’animale non è mai ambiguo (della serie: sono gentile se sei cone voglio io, e comunque forse domani potrei cambiare idea…) e le sue risposte sono sempre coerenti e prevedibili; è paziente, ma mai passivo e non cambia mai il suo linguaggio.
Per questo il suo impiego è particolarmente adatto proprio nelle problematiche relazionali-comunicative (la storia della pet therapy è iniziata con la sua applicazione nell’autismo), nei deficit sensoriali (visivi, uditivi…) e nei disturbi comportamentali.
Per svolgere al meglio il suo compito l’animale dovrà essere un soggetto equilibrato, ben curato, certo del rapporto di reciproca fiducia col suo “uomo referente”, in qualche modo consapevole della sua responsabilità.
Fatte salve queste premesse esso è un preziosissimo co-terapeuta, in grado di offrire caratteristiche relazionali che il migliore dei terapeuti umani non avrà mai, e nel contempo necessita della guida competente e rispettosa di un terapeuta uomo che gli fornisca protezione, ma anche il sapere che lui non potrà mai avere.
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